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Gli gnomi di Natale dei fratelli Grimm

“Forse è arrivato proprio il momento di mettere le fiabe per iscritto; coloro che devono tramandarle, infatti, si fanno sempre più rari”

Sono le parole tratte dalla prefazione dell’antologia Fiabe del focolare (Kinder – und Hausmärchen), la famosa raccolta di favole dei fratelli Grimm, pubblicata per la prima volta il 20 dicembre 1812. Durante i primi anni dell’Ottocento, Jacob e Wilhelm Grimm, grazie al loro lavoro di studiosi e bibliotecari, dedicarono molto tempo alla ricerca e alla trascrizione dei miti e delle leggende della tradizione germanica.

Leggi tutta la storia di oggi 20 dicembre nel blog Alla Birba c'è

Gli gnomi di Natale dei fratelli Grimm

All’epoca le fiabe erano tramandate da secoli quasi esclusivamente in forma orale e c’era il rischio concreto che quei racconti potessero andare perduti. I Grimm si diedero da fare per recuperare e mettere su carta le fiabe tramandate di generazione in generazione prima che fosse troppo tardi.

La prima edizione dell’antologia non riscosse un grande successo e questo ridusse in parte l’interesse di Jacob, che tornò a concentrarsi sui suoi studi filologici, mentre Wilhelm non abbandonò mai del tutto il progetto, aggiungendo integrazioni e nuovi dettagli alle proprie ricerche. Originariamente i racconti vennero redatti con rigore filologico, erano fedeli alla tradizione orale, ma spesso comprendevano finali tragici e truculenti. Nella stesura delle edizioni successive divenne più presente il contributo di Wilhelm, il quale riscrisse i testi adattandoli alla morale infantile, ingentilì le fiabe, introdusse il lieto fine e inventò la formula c’era una volta.

Il primo volume delle Fiabe del focolare metteva insieme 86 fiabe diverse provenienti dal folklore tedesco. L’opera fu progressivamente ampliata con l’aggiunta di nuovi racconti tratti dalle fiabe danesi e irlandesi e dalla mitologia norvegese. Le edizioni più recenti riportano di solito due sezioni distinte con circa 200 fiabe e una decina di “leggende per bambini”. Molti dei racconti che abbiamo sentito o letto nella nostra infanzia sono adattamenti delle fiabe dei Grimm.

Noi per il Calendario d’Avvento abbiamo scelto una fiaba meno conosciuta, un racconto permeato dalla magia del Natale dal titolo Gli gnomi.

Gli gnomi

Un calzolaio, senza sua colpa, era diventato così povero che non gli restava altro se non un pezzo di cuoio per fabbricare un paio di scarpe. Le tagliò di sera per farle il giorno dopo; e siccome aveva la coscienza pulita, andò tranquillamente a letto, si raccomandò a Dio e si addormentò. Al mattino, dopo aver detto le sue preghiere, volle mettersi al lavoro; ed ecco che le scarpe erano sulla tavola già pronte. Egli non seppe che dire dalla meraviglia e, quando si avvicinò per osservarle, vide che erano fatte magistralmente: non c’era un punto sbagliato; un vero capolavoro. E quello stesso giorno venne pure un compratore, al quale le scarpe piacquero tanto che le pagò più del dovuto; così con quella somma il calzolaio poté‚ acquistare cuoio per due paia di scarpe. Le tagliò la sera per mettersi al lavoro di buon mattino, ma non ne ebbe bisogno poiché, quando si alzò, erano già pronte e non mancarono neanche i clienti che gli diedero denaro a sufficienza per comprare cuoio per quattro paia di scarpe. Egli le tagliò di nuovo alla sera e le trovò pronte al mattino; e si andò avanti così: quello che egli preparava la sera, al mattino era fatto, sicché‚ ben presto egli divenne un uomo benestante con tutto il necessario per vivere. Ora accadde che una sera, verso Natale, l’uomo aveva appena finito di tagliare il cuoio e, prima di andare a letto, disse a sua moglie: – Che ne diresti se stanotte stessimo alzati, per vedere chi ci aiuta così generosamente? – La donna acconsentì e accese una candela; si nascosero dietro gli abiti appesi negli angoli della stanza e cominciarono ad osservare. A mezzanotte arrivarono due graziosi omini nudi; si sedettero al tavolo del calzolaio; presero tutto il cuoio preparato e con le loro piccole dita incominciarono a forare, cucire, battere con tanta rapidità, che il calzolaio non poteva distogliere lo sguardo, tutto meravigliato. Non smisero finché‚ non ebbero finito e le scarpe non furono pronte sul tavolo; poi, prima che spuntasse il giorno, se ne andarono via saltellando. Il mattino dopo la donna disse: – Gli omini ci hanno fatti ricchi, dovremmo mostrarci riconoscenti. Mi rincresce che se ne vadano in giro senza niente da mettersi addosso e che debbano gelare. Sai cosa farò? Cucirò loro un camicino, una giubba, un farsetto e un paio di calzoncini, e farò un paio di calze per ciascuno; tu aggiungici un paio di scarpette -. L’uomo fu ben contento e la sera, quando ebbero terminato tutto, misero sul tavolo i regali al posto del cuoio; poi si nascosero per vedere che faccia avrebbero fatto gli omini. A mezzanotte giunsero di corsa tutti e due e volevano mettersi subito a lavorare, ma quando videro i vestiti mostrarono una gran gioia. Li indossarono in fretta e furia, poi fecero capriole, ballarono e saltarono fino a quando uscirono dalla porta. Da allora non tornarono più, ma il calzolaio se la passò bene tutta la vita.

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