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Chi ha preso Cane di Pezza? – capitolo 8

Il viaggio in bicicletta durò pochi minuti, ma a Cane di Pezza sembrò durare un’eternità, gli girava la testa e continuava a sobbalzare a ogni buca e ad ogni curva, sapeva che doveva aspettare il momento giusto per saltare fuori e con tutto quel trambusto non era sicuro di riuscire a capire il gesto di Monkey. Ad un tratto vide la faccia del gorilla spuntare davanti a sé
– Vai pupazzo, buttati. Ora! – tuonò – e buona fortuna…

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Chi ha preso Cane di Pezza? – capitolo 8

Cane di Pezza fece scorrere la cerniera quel tanto che bastava per farlo passare, gonfiò l’imbottitura e spingendosi con tutta la sua forza si buttò nel vuoto. Ebbe appena il tempo di vedere Monkey per l’ultima volta prima di urtare il portapacchi della bicicletta, fece due capriole nell’aria è piombò sull’asfalto a pochi passi dal marciapiede.

Eccolo lì immobile, disteso sulla strada, in mezzo al traffico cittadino. La auto gli passavano a pochi centimetri, lo sfioravano, era folle di paura, e se lo avessero investito? Girò su sé stesso per avvicinarsi al marciapiede, giusto l’ultimo movimento che gli era consentito fare, ora non restava che aspettare.

Disteso sulla schiena poteva vedere le luci di Natale appese tra i palazzi, c’era un gigantesco Babbo Natale che salutava. Le lampadine intermittenti avevano un ché di sinistro, ma nulla a confronto della gigantesca mano che gli si parò davanti per afferrarlo. In un attimo si trovò faccia a faccia con un uomo che lo guardava incuriosito. Aveva una faccia enorme con un immenso naso rosso al centro. Cane di Pezza sperò con tutto il cuore che fosse il viso della vecchina, almeno finché lo sentì dire:
– Buttano tutto dalle macchina, incivili. Non ce li avete i bidoni della spazzatura a casa vostra eh? Vi farei ripulire tutte le strade… – e con un gesto stizzito buttò il pupazzo nel cestino lì a fianco.

“No, nei rifiuti no. Ecco cosa intendeva il gorilla… Mi hanno gettato.”

Preso dallo sconforto il pupazzo pensava che sarebbe stato meglio restare a casa di Ragazzo con lo Zaino, magari sarebbe finito in una cassetto, in soffitta, ma non buttato come un rifiuto qualunque. Ma lui voleva tornare da Bimba Profumata. Si malediceva. Ora sentiva anche il fetore che proveniva dall’immondizia. Altro che il profumo di Pippi. Il peggio del peggio.
Era sfinito. Sapeva che per lui ormai non c’era più nulla da fare. Si arrendeva al suo misero destino.

– E tu come ci sei finito qui? – era una voce sottile, pareva che provenisse da lontano tanto era debole. Eppure in un istante due piccoli occhi vispi lo stavano fissando.
 Vieni con me piccolo amico, oggi è il tuo giorno fortunato!

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