A tutta Birba

Perché scegliere oggetti firmati e di marca?

By 7 Gennaio 2015 Giugno 28th, 2018 No Comments

In questi giorni una grande catena di negozi di informatica ed elettrodomestici popone uno spot pubblicitario in cui afferma che “con tutta la tecnologia che c’è da loro si potrebbe coprire la circonferenza della terra”.

Questo claim mi ha fatto pensare molto.

Secondo l’ideatore della campagna pubblicitaria il messaggio è positivo, sottolinea l’ampia offerta di prodotti e la capillarità dei canali di vendita, la conquista del mondo insomma.
A me non fa esattamente la buona impressione che dovrebbe, l’immagine dei pinguini che trotterellano tra un frigorifero e una lavatrice mi ha inquietato.
Nello spot infatti appaiono belli e nuovi ma io non posso fare a meno di pensare che fra qualche anno faranno da cornice ad una discarica che, nella migliore delle ipotesi, non sarà abusiva.
Già, perché ci offrono prodotti a prezzi incredibili, scontatissimi, e se si rompono? “Non vale la pena aggiustarlo, la riparazione costa più del valore dell’oggetto”. Questo ci ripete il tecnico della lavatrice o il frigorista di turno.

Prodotti usa e getta dunque? Sì, e con la scadenza, i prodotti che acquistiamo sono destinati a durare un paio d’anni per poi essere sostituiti con altri più moderni, efficienti, destinati a rompersi e ad essere gettati anch’essi. Bello schifo.

Vent’anni fa comprai un televisore Bang&Olufsen, stupendo, costava cinque volte tanto un normale televisore da grande magazzino. Mio padre acquistò nello stesso periodo un Mivar. Il mio televisore funziona ancora, l’ho fatto riparare un paio di volte in questi anni e il tecnico mi ha rassicurato sul fatto che pur trattandosi di un prodotto fuori produzione l’azienda continua a produrre i pezzi di ricambio, la qualità dell’immagine di quel televisore è ancora una delle migliori in assoluto. Nel frattempo mio padre ha comprato e buttato almeno 5 televisori, con ognuno dei quali sembrava sempre di vedere una puntata dei Simpson anche se stavi guardando Porta a Porta.

Ora, la marca e la qualità spesso sono percepite come Status Symbol, e qualche volta lo sono realmente, altre volte però sono sinonimo di qualità e noi poveri cristi che non abbiamo risorse infinite possiamo talvolta scegliere anche la qualità.

A conti fatti io ho speso meno di quello che ha speso mio padre, è evidente.

Dunque io scelgo la qualità, ma non solo, scelgo anche la bellezza, pretendere la bellezza è un mio diritto, ben venga il designer e lo stilista che disegnano qualcosa di bello, la bellezza non è un valore aggiunto, è un valore, punto.
Lo ha capito persino la Fiat che dopo anni di scatolette di tonno e lavatrici con le ruote ha deciso di puntare sul design.

Certo bei discorsi belle parole, ma tutto questo ha un costo e non tutti possono permetterselo.
Vero, ma non sempre.

Per cominciare bellezza e qualità vanno saputi riconoscere, il mercato è pieno purtroppo anche di prodotti di marca che disattendono le aspettative. Quindi io ho la pretesa che quel che compro e che pago rispecchi la qualità che promette, controllo dove è stato prodotto, con quali materiali è stato costruito e se rispetta le normative vigenti.

Ma la cosa più importante è che non devo comprare a tutti i costi, compero solo se la cosa mi serve realmente, se ne ho davvero bisogno. Non mi interessa se costa poco o è un’occasione, io compro solo se mi serve e se quel che trovo corrisponde esattamente a quel che cerco. Non acquisto nemmeno per collezionare, non m’importa la quantità, nel mio armadio non ci sono mai 10 magliette da 10 euro, ce ne sono due da 50, le posso lavare anche tutti giorni e il nero resta nero. E se quello che voglio costa davvero troppo e in quel momento non me lo posso ancora permettere lo cerco anche usato, di qualità e garantito, ma usato, preferisco di gran lunga un usato di qualità che un nuovo mediocre di dubbia provenienza.
Spesso ci indigniamo di fronte a prodotti contraffatti o d’importazione, tossici e dannosi, salvo poi cedere alla lusinghe di quel caricabatterie che costa così poco.

Ecco, non costa così poco, costa troppo poco.

Troppo poco per rispettare le normative di sicurezza, troppo poco per utilizzare materie prime di qualità, troppo poco per essere frutto di ricerca, troppo poco per garantire a chi lo ha lavorato il rispetto dei suoi diritti.
L’acquisto è un gesto importante, lo paragono addirittura al voto, quando scelgo un prodotto compio anche un atto politico, ecco perché deve essere consapevole. Se evito i prodotti non certificati, se boicotto le aziende estere che sfruttano il lavoro minorile e sottopagato, se non acquisto falsi e contraffatti smetto di alimentare quel circolo vizioso che ne consente la sopravvivenza.
Certo, non posso seguire direttamente tutte le fasi di produzione del prodotto di qualità e mi devo fidare di quanto scritto sulle etichette e sulle confezioni, però so per certo che un prodotto venduto ad un prezzo ridicolo non può in alcun modo rispettare i benché minimi requisiti. Il marchio invece, crea una tracciabilità oggettiva, chi produce ci mette la faccia e, in alcuni casi, la perde.

Quindi, cari pubblicitari e spettabili catene di distribuzione, sappiate che il fatto di coprire la circonferenza terrestre di vostri prodotti non mi convincerà ad entrare in un vostro punto vendita, lo farò quando un pinguino in livrea mi mostrerà uno splendido frigorifero che è lì da vent’anni e funziona ancora.

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