L’agrifoglio è una pianta sempreverde, appartiene alla famiglia delle aquifoliaceae ed è comunemente conosciuto con il nome di pungitopo maggiore. In fitoterapia il suo fiore è considerato il simbolo dell’amore incondizionato e universale, capace di placare odio, gelosia e invidia. È una pianta dioica: gli organi riproduttivi maschili e femminili non si trovano sulla stessa pianta. Per far in modo che la pianta femminile produca i caratteristici frutti rossi è quindi indispensabile la presenza di una pianta maschile. L’agrifoglio ha quindi bisogno dell’anima gemella e, forse proprio per questo motivo, gli antichi romani erano soliti regalarne dei ramoscelli alle coppie di giovani sposi in segno di buon auspicio. Anche Plinio il Vecchio era a conoscenza delle proprietà magiche di questa pianta, già nel 100 a.C. consigliava infatti di piantare l’agrifoglio vicino all’ingresso di casa per proteggerla dagli spiriti maligni. Era un prezioso portafortuna per Romani, Druidi, Greci ed Etruschi, l’agrifoglio veniva indossato tra i capelli durante i riti come portatore di buon auspicio ed era utilizzato durante ogni festività, appeso fuori dalla porta delle abitazioni, come decorazione interna per onorare gli spiriti della foresta e regalato in rametti alle persone amate.

La pianta sempreverde era simbolo di eternità e le foglie pungenti garantivano la difesa da tutto ciò che era pericoloso e ostile compresi i roditori in cerca di cibo; rametti di agrifoglio venivano posti attorno alle provviste nelle dispense per proteggerle dalle incursioni dei topi affamati, ecco perché l’agrifoglio viene chiamato anche Pungitopo maggiore.

Durante la festa celtica di Yule, per il solstizio d’inverno, veniva celebrata la rinascita del Sole rappresentata simbolicamente attraverso la lotta tra la quercia estiva e l’agrifoglio invernale. Anche i romani durante i Saturnali festeggiavano la vittoria del sole sulle tenebre utilizzando questa pianta: le bacche scarlatte rappresentavano la prosperità durante il cupo inverno, il ritorno della luce dopo le tenebre, il calore dopo il gelo ed un vero portafortuna per l’anno che doveva venire. Quando i missionari iniziarono la conversione dei popoli germanici, adattarono alla tradizione cristiana molti simboli e feste locali. La festa di Yule venne quindi trasformata nel Natale, mantenendo però alcune delle sue tradizioni originarie. Dalla festa di Yule, deriverebbe l’uso decorativo dell’agrifoglio e del vischio nel Natale cristiano, come simbolo del perdurare della vita durante l’oscurità ed il freddo invernale. Ancora oggi questa pianta è simbolo di buona sorte e viene utilizzata per gli addobbi natalizi insieme a Pungitopo e Vischio principalmente per confezionare ghirlande da mettere sulla porta di casa.

Ed è proprio quello che consiglia di fare la canzone Deck the Halls, decorare le stanze (deck the halls) con rami d’agrifoglio (boughs of holly). Si tratta di una canzone di origine gallese divenuta ormai un classico natalizio, ne esistono varie versioni (come al solito) in alcune nel testo c’è la parola Christmas in in altre invece proprio la parola Yule. Ecco la cover dei natalizi Pentatonix!

Deck the Halls

Deck the halls with boughs of holly,
Fa la la la la, la la la la.
‘Tis the season to be jolly,
Fa la la la la, la la la la.

Don we now our gay apparel,
Troll the ancient Yuletide carol
See the blazing Yule before us,
Strike the harp and join the chorus.
Follow me in merry measure,
While I tell of Yuletide treasure.
Fast away the old year passes,
Hail the new, ye lads and lasses.
Sing we joyous, all together,
Heedless of the wind and weather.

Decora le stanze

Decora le stanze con rami di agrifoglio,
Fa la la la la, la la la la
Questo è una stagione piena di gioia
Fa la la la la, la la la la
Mettiamo l’abito da festa
Cantiamo l’antico canto di Yule
Guarda lo sfavillante Yule davanti a noi
Suona l’arpa e unisciti al coro
Segui tutto allegramente
Mentre ti racconto del tesoro di Yule
L’anno vecchio se ne va
Ragazzi e ragazze salutate quello nuovo
Cantate con noi allegramente
Incuranti del vento e dell’inverno